Bandiera non-binary
Tempo fa, avevo diffuso un questionario che mirava a sondare quali sono i problemi che esperiscono le persone non binarie per poi costruirci delle linee guida per l’inclusione. Questa è solo la parte relativa al questionario, ho intenzione di costruire un altro questionario per capire come cerchino di includere le persone non binarie/genderqueer e di inviarlo alle maggiori associazioni, collettivi, gruppi LGBTQI+ (ma lo farò in un secondo momento), femminist*, politici. Mi scuso che ci sia voluto così tanto per riportare i risultati.
Hanno risposto in 24 persone e quindi il questionario non ha alcuna validità statistica e non è generalizzabile (per cui mi guarderò bene dal dare percentuali) però sono emerse comunque delle criticità interessanti e che meritano attenzione. La carenza di risposte a mio avviso si può giustificare con il fatto che questa è già una comunità che viene messa in discussione di continuo e quindi dover rispondere ad ulteriori domande può venire interpretato come un’ulteriore invasione della privacy, anche se arriva da qualcun* che si definisce non binary come me.
Trattandosi di questionario online, ci sono ovviamente dei limiti per esempio i dubbi che persone che non sono non binarie/genderqueer abbiano risposto inventandosi le risposte. Pur essendo qualificat* come ricercator* non dispongo di software per escludere che sia accaduto e il questionario era stato postato tramite form di Google gratuiti perché non dispongo di fondi per la ricerca (altrimenti non l’avrei fatt* da sol*). Analizzando le risposte trovo problematic* in questo senso solo 1 rispondente su 24. Non potendo né volendo generalizzare poi, questo aspetto poco importa. Da persona non binaria posso assicurare che a parte questa persona unica tutte le altre riportano esperienze congruenti con le mie e con quelle che leggo da anni nei gruppi online non binary.
Campione
22 persone si identificano prevalentemente come non binarie di cui:
- 13 che hanno sia espressione di genere che identità di genere non binaria
- 6 solo identità di genere
- 3 solo espressione di genere
2 persone sono genderqueer
Trans/cis/questioning
14 persone sono transgender
9 sono questioning
1 persona è cisgender
Età
L’età andava dai 15 ai 52 anni.
Età media: 27 anni
Moda: 21 anni (3 persone)
Esperienze prevalenti e frequenza delle stesse
Sulle esperienze avevo fatto molte domande perché volevo esplorare quali fossero quelle prevalenti e più frequenti. Mi limito a riportare le più significative e a raggrupparne alcune.
Come conseguenza del definirmi non-binary/genderqueer ho fatto esperienza di:
- Incredulità/negazione della mia identità di genere
- Tutti i giorni: 8
- Almeno una volta la settimana: 6
- Almeno una volta al mese: 7
- Più raramente: 1
- Mai: 2
- Incredulità/negazione di quello che dico di essere
- Tutti i giorni: 8
- Almeno una volta la settimana: 6
- Almeno una volta al mese: 6
- Più raramente: 2
- Mai: 2
- Preferenze linguistiche volutamente ignorate
- Tutti i giorni: 9
- Almeno una volta la settimana: 5
- Almeno una volta al mese: 2
- Più raramente: 3
- Mai: 6
- Moduli da riempire con campi obbligatori che non mi prevedono
- Tutti i giorni: 10
- Almeno una volta la settimana: 7
- Almeno una volta al mese: 3
- Più raramente: 2
- Mai: 2
- Alias (università, carriera, sport) che non mi prevede
- Tutti i giorni: 10
- Almeno una volta la settimana: 2
- Almeno una volta al mese: 2
- Più raramente: 6
- Mai: 5
- Commenti negativi sulla mia apparenza
- Tutti i giorni: 10
- Almeno una volta la settimana: 2
- Almeno una volta al mese: 2
- Più raramente: 6
- Mai: 5
- Accuse di non essere abbastanza trans
- Tutti i giorni: 5
- Almeno una volta la settimana: 1
- Almeno una volta al mese: 2
- Più raramente: 6
- Mai: 11
- Uso del nome alla nascita nonostante abbia cambiato nome
- Tutti i giorni: 5
- Almeno una volta la settimana: 1
- Almeno una volta al mese: 2
- Più raramente: 6
- Mai: 11
- Sfiducia, scrutinio, sospetto
- Tutti i giorni: 3
- Almeno una volta la settimana: 5
- Almeno una volta al mese: 7
- Più raramente: 5
- Mai: 4
- Tentativi di farmi cambiare vestiario o taglio di capelli
- Tutti i giorni: 3
- Almeno una volta la settimana: 3
- Almeno una volta al mese: 5
- Più raramente: 6
- Mai: 7
- Tentativi di rimandare i miei bisogni a tempo indeterminato
- Tutti i giorni: 4
- Almeno una volta la settimana: 4
- Almeno una volta al mese: 3
- Più raramente: 7
- Mai: 6
- Tentativi di sminuire i miei bisogni in base a chi sono
- Tutti i giorni: 3
- Almeno una volta la settimana: 3
- Almeno una volta al mese: 5
- Più raramente: 6
- Mai: 7
14 persone subiscono bullismo/mobbing: 2 con una frequenza giornaliera/settimanale, 4 almeno una volta al mese, 8 più raramente. 3 persone lamentano tentivi di sottoporle a terapie riparative: 1 almeno una volta al mese e le altre due più raramente. 1 persona lamenta violenza sessuale settimanale, 4 persone lamentano aggressioni fisiche di cui 1 almeno una volta al mese. 1 persona è stata allontanata da casa in quanto non binaria/genderqueer, 3 persone hanno subito minacce e ricatti.
Ho inoltre chiesto se ci fosse qualche altra esperienza legata all’essere non-binary/genderqueer che non era stata considerata e le risposte sono:
- Incapacità di stabilire un buon rapporto con gli psicologi per la loro ignoranza sul tema
- Conclusioni errate sulle mie preferenze sessuali in base alla mia estetica
- Consigli da parte di terzi di non manifestare nelle associazioni LGBTI+ la propria identità di genere
Ho inoltre chiesto quali siano le esperienze che sono state percepite come peggiori.
Di seguito riporto le risposte come sono state date ad eccezione di una risposta in cui la persona aveva inserito un dettaglio che la poteva rendere identificabile per cui ho modificato leggermente quel dettaglio (non rendere identificabili le persone fa parte dell’etica della ricerca):
– “Non abbastanza trans”, negazione della mia identità di genere, misoginia e transfobia nell’ambiente gay
– Psicologi ignoranti sul tema, ignoranza collettiva e incredulità e diffidenza, mentire nei moduli e far finta di essere binaria
– Famiglia, ambiente pubblico, scuola
– Una persona ha ritenuto pazzi i genderfluid, ritenendo assurdo che qualcuno chieda il pronome altrui prima di relazionarvisi. Aver giudicato le mie fasi male come “periodi da lesbica”
– 1. l’incapacita delle persone nel capire limportanza del linguaggio, soprattutto negli ambienti femministi e lgbt 2. le costanti molestie per strada quando si esce vestit* in modo non conforme 3. la paura ad uscire di casa come vorresti e come ti senti te stess* e la mancanza di supporto da parte delle situazioni che dovrebbero invece esserti vicine
– essere ogni volta bloccata da qualcuno perchè secondo lui non sono nel bagno giusto, ogni volta che devo mettere il mio genere obbligatoriamente in qualche richiesta o documento, sentirmi giudicata
– Sfiducia scrutinio sospetto, ostilità, malattia mentale
– il dover affermare in continuazione chi sono e le mie preferenze (sul campo dell’espressione del mio gender) sono normalissime
– Rifiuto, essere trattati come animali da circo (rarità), pura e mera curiosità sessuale,
– Mia madre che si ostina ad usare il mio nome alla nascita, persone che credevo amiche che ignorano volutamente il mio nome e pronomi, persone che mi chiamano con termini non neutri
– Attacco alla mia credibilità, molestie sessuali, critiche alla mia apparenza
– Violenza sessuale subìta, ignoranza della richiesta di non usare un genere nel rivolgersi a me, sentirmi dire “non sei né maschio né femmina”
– Il cercare di farmi cambiare idea/far passare la loro opinione sul tema come verità assoluta per screditare la mia, specialmente all’interno del mondo LGBT “tradizionale”, il tentativo di farmi essere “normale” espresso persino nelle piccole cose, ossessivamente, e il fingere di essere d’accordo e rispettare i pronomi ma ridere alle spalle
– bullismo per aspetto fisico, fisico inadeguato alle mie esigenze, incomprensione da parte di esterni
– Pretesa da parte di colleghi attivisti che il mio genere (o la mia negazione dello stesso, anzi) vada contro i nostri principi di attivisti LGBTQ+ – Rifiuto di usare il pronome They durante l’intera annata universitaria (frequento un corso internazionale) – Il noto intervento del gruppo trans Milano su Facebook
– un litigio con un tizio random per quanto riguarda la mia identità di genere, fine di un amicizia con un tizio con cui mi stavo confidando perché si rifiutava di accettare il mio genere, attacchi omofobi da parte di una signora quando ero con la mia ragazza, anche se siamo una coppia eterosessuale e sempre con la mia ragazza, una commessa in un negozio si mise a ridere quando lei le disse che ero un ragazzo
– 1. La negazione della mia identità 2. Commenti sul mio aspetto considerato troppo “femminile” 3. Dover rispondere a domande morbose sul tema
– Negazione / sminuire identità
– da bambinx avevo espressione di genere fluida e ho subito atti di bullismo legati a essa
– Ogni volta che mi chiamano con il mio nome di battesimo, ogni volta che mi dicono che sono troppo femminile per essere agender, ogni volta che usano i pronomi sbagliati di proposito pur sapendo quelli giusti
– Parrucchiere che mi fa un taglio “a donna” senza chiedere dettagli su come volevo il taglio solo per avermi visto con un vestito. L’ansia per ill coming out al mio attuale partner (andato invece molto bene). La gente che si rivolge a me sul lavoro con “signorina”, che odio
– Quando un mio collega mi ha detto di non sentirsi a suo agio nel riferirsi a me col mio nome perché mi vede ancora come il mio genere assegnato alla nascita; quando mia sorella non ha rispettato la mia fiducia parlando ai miei genitori della mia transizione; quando la mia famiglia ha cercato di delegittimare la mia transizione perché “non ci sono mai stati segni” durante l’infanzia
Emozioni relative alle esperienze
Le emozioni prevalenti durante le esperienze descritte sopra sono:
Frustrazione: 17
Impotenza: 16
Sfiducia: 15
Disagio: 15
Rabbia: 14
Ambiente/ambito relativo alle esperienze
Ho chiesto quali fossero gli ambienti/ambiti più problematici, potevano dare risposte multiple. Di seguito la lista:
Amicizie: 14
Online: 13
Famiglia: 12
Università: 11
Gruppo/collettivo/associazione LGBTI+: 10
Lavoro: 9
Scuola: 9
Attività commerciale/esercizio: 8
Associazione/collettivo/gruppo femminista: 7
Toilette: 7
Psicolog*: 7
Mezzi pubblici: 6
Pubblica amministrazione: 5
Gruppo/collettivo/associazione trans: 4
Gruppo/collettivo/associazione politica: 4
Medico generico (di famiglia): 4
Hobby: 4
Psichiatra: 3
Gruppo/collettivo/associazione queer: 3
Parrocchia: 2
Ospedale: 2
Scout: 1
Clinica/ambulatorio per la transizione: 1
Ambienti ospedalieri per la transizione: 1
Ho poi chiesto quale fosse l’ambiente che mette più a dura prova il proprio benessere ed è interessante che non ci siano state risposte omogenee (se si esclude il lavoro che ha ottenuto 2 voti) a dimostrazione che la negazione del sé per le persone non binarie e genderqueer arriva da più fonti e in più ambiti. E mentre la negazione anche occasionale da una sola fonte può sembrare triviale la somma delle microaggressioni che arrivano da più fonti e la loro frequenza, specie quando è giornaliera o settimanale, specie quando non ci sono ambiti in cui puoi sentirti compres* e al sicuro, può diventare problematica ed erodere significativamente il benessere e la salute mentale.
Ma la domanda che ha dato i risultati più allarmanti è stata:
Tra chi frequento di persona almeno una volta al mese, il numero di persone che mi difenderebbero in una discussione in cui essere non-binary o genderqueer viene messo in dubbio o attaccato è:
0: 7 persone
1-4: 12 persone
5-9: 3 persone
10 e oltre: 2 persone
Venire compres* da chi ci circonda è di fondamentale importanza per ricevere supporto, per avere alleat* nella vita di tutti i giorni che possano aiutarci a mitigare le microaggressioni e che non pongano l’onere del difendere chi si è solo su di noi e che mirino a farci sentire parte del gruppo sociale di riferimento. Affermare le persone non binarie (sia con identità che con espressione di genere non binaria) diventa quindi fondamentale anche per l’attivismo queer, femminista, LGBTI e politico. Fornire spazi inclusivi e affermativi diventa prioritario perché spesso è l’ambiente che si frequenta più spesso ad essere ostile come la famiglia, il lavoro, la scuola e l’università.
Suggerimenti de* partecipant* per l’inclusione
Li riporto come sono stati forniti ad eccezione di uno che non era un suggerimento rivolto all’esterno:
– Lasciate siano le persone non binarie a parlare, rompiamo il binarismo ovunque
– Chiedere e rispettare i pronomi altrui
– Chiedere a tutte le persone che incontrano quale pronome preferiscono E non dare per scontata l’identita di genere
– Usare asterischi, pronomi neutri o chiedere a una persona il pronome che preferisce, bagni gender-neutral, eliminazione degli stereotipi di genere
– Non sottovalutare il tiro incrociato del non vedersi riconosciuti per chi siamo da entrambe le parti cis-trans
– Non siamo tutti uguali, è necessario fare le cose nel rispetto del genere
– Licenziare una quantità enorme di psichiatri INCAPACI di gestire le persone non-binarie! Sono i peggiori e i primi in assoluto del problema da risolvere! Poi, tanti psicologi non all’altezza! Infine, ridefinire e cambiare tutta la normativa che non ci prevede altrui. Dobbiamo sentirci a nostro agio nella società
– Non negare l’esperienza di nessuno, discutere sì ma senza attaccare o pretendere di avere ragione, da entrambe le parti, evitare espressioni come “entrambi i sessi” e parole necessariamente maschili o femminili, non cadere nell’errore di credere che l’espressione di genere rifletta necessariamente uno specifico genere (persone cis o trans binarie possono avere un aspetto androgino e persone non binarie possono avere un aspetto tipicamente maschile/femminile).
– Richiedere sempre i pronomi preferiti ed eliminare qualunque elemento richieda l’esternazione di sesso/genere
– Chiedere quali pronomi si preferiscono in un dato momento o addirittura dotare di etichette colorate le persone nb presenti, cosicché possano scegliere il/i colore/i sulla base della propria identità di genere e senza che ci siano fraintendimenti basati sulla eventuale presenza di caratteristiche sessuali secondarie o abbigliamento
– Dichiarare esplicitamente sui canali di diffusione (sito, volantini, social ecc) che si è inclusivx delle persone nb
– Ascoltateci, informatevi, e non presumete di saperne più di noi su chi siamo
Critiche/suggerimenti relativi al questionario
– Dovrebbe essere aggiunta un’opzione per chi non sicdefinisce nè cisgender nè trangender. Magari anche solo “non cisgender”
Per fortuna questo commento è arrivato dopo 3 risposte e ho incluso subito questioning. Grazie del tuo contributo!
– Più che la frequenza degli episodi avrei preferito valutare l’intensità della reazione: cose che succedono raramente possono fare molto più male che cose che succedono ogni giorno. Avrei anche voluto parlare di esperienze positive, che magari potrebbero servire da esempio per chi vuole imparare/capire meglio, e dare un’opinione su ipotesi da voi formulate su come poter cambiare le cose. Comunque ottimo questionario, è stato interessante aver partecipato e spero sia utile. Grazie per la considerazione, è bello che qualcuno si interessi a fare qualcosa, non è così scontato come può sembrare detto a parole.
Grazie a te per il commento. L’intensità della reazione è senz’altro interessante e da prendere in considerazione ma in questo questionario ho volutamente guardato alle percezioni delle persone non binarie senza mettere in alcun modo in discussione se quello che sentono e percepiscono sia adeguato o esagerato rispetto agli input che ricevono. L’intensità potrebbe essere legata alla frequenza dell’invalidazione e alla diversità di ambiti dai quali arriva e sarebbe interessante una ricerca in questo campo magari longitudinale per registrare gli eventuali miglioramenti nel tempo quando essere non binary si potrà dare per scontato.
Non ci sono ipotesi (era un questionario esplorativo) a parte quella abbastanza banale che la negazione delle persone non binarie sia dannosa su più piani e che l’affermazione sia la via migliore anche qualora ci fossero problemi di salute mentale.
L’idea che essere non binary e genderqueer sia legato all’aver subito un trauma (dello sviluppo o meno) non regge. Non ho mai conosciut* nessun* che abbia trovato giovamento dallo stigma. Ipotizzare come prima cosa il Borderline personality disorder che porta la persona a cambi di umore repentini e improvvisi e che può portare a cambiare nome e look spesso al posto dell’incongruenza di genere o di un’identità/espressione di genere non binaria è un errore gravissimo perché invalida l’identità/espressione di genere della persona e come si significa attraverso quello che dice di essere.
Se invece la si afferma e il suo benessere non migliora, allora e solo allora ci si può chiedere se la persona non possa avere anche qualche altro problema di salute mentale e si può agire investigando quale sia per fornire aiuto concreto (se non ci sono tutti questi step, in particolare l’aiuto concreto, non serve a nulla avere un’etichetta di salute mentale).
Ma non si può pensarlo come prima cosa solo perché la persona non si adegua al binarismo o ha un’identità/espressione fluida.
– Includere la domanda se si è out come nb/genderqueer, da quanto e con chi. Questo darebbe una panoramica più accurata sull’esperienza nb/genderqueer.
Grazie per questo commento. Essere out non è accessibile a tutt*, se sei questioning o genderqueer potresti non voler ancora (o per sempre) definirti e quindi questa domanda non l’ho inclusa perché attribuisce un valore alla persona (se è out è più credibile) e a quello che dice in base al potersi permettere di essere out. Per esempio se vivo in una famiglia con un grado di istruzione universitario o con persone che hanno fatto politica, potrei avere meno problemi ad essere out che se vivo con genitori che sono costretti a lavorare sottopagati 14 ore per pagare l’affitto o con genitori che credono alle fandonie dell’estremismo cattolico. Quindi chiedere se si è out o meno può essere un modo per invalidare chi parla e mi pare che le persone non binarie e genderqueer siano invalidate a sufficienza, non c’è bisogno che mi ci aggiunga anche io. Se una persona non è out ha i suoi validi motivi per non esserlo e sarà out quando e se lo crederà opportuno.